Un incontro che ha suscitato grande interesse, quello dello scorso 17 gennaio a Oulx, in cui si è parlato di Trichinellosi umana, una patologia che può essere scatenata da una scorretta macellazione domiciliare. Dopo i casi registrati nelle scorse settimane si è tenuta una serata dedicata a questo tema, organizzata dai Comprensori Alpini della Val Susa e Val Sangone con la collaborazione dell’Asl To3, del Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Torino e dell’Ospedale Amedeo di Savoia di Torino.
La sala era gremita di cacciatori, medici e veterinari Asl, tecnici e guardie venatorie. Dopo il saluto del presidente dei Comprensori Alpini, Marco Cenni, e l’introduzione del direttore del Dipartimento di Prevenzione dell’Asl To3, dottor Dario Ariello, ha preso la parola il professor Luca Rossi, ordinario di Parassitologia veterinaria, che ha spiegato il ciclo riproduttivo della Trichinella e le sue modalità di trasmissione, rimarcando come le condizioni climatiche attuali rappresentino un ostacolo alla sua diffusione, tanto che sono pochi i cinghiali infetti.
È stata poi la volta del dottor Guido Calleri dell’ospedale Amedeo di Savoia di Torino, che ha illustrato gli aspetti clinici della malattia, le modalità diagnostiche e la terapia applicata sull’uomo. Sono quindi intervenuti il dottor Attilio La Brocca, responsabile del Pronto soccorso dell’ospedale di Susa, presidio dove sono stati rilevati i primi casi sospetti della malattia, e la dottoressa Giovanna Paltrinieri del Servizio di Igiene degli Alimenti e della Nutrizione dell’Asl To3. Quest’ultima ha richiamato l’attenzione sui casi clinici riconosciuti, arrivati a 80 ma diminuiti negli ultimi giorni: aspetto da cui si suppone che l’epidemia sia in fase terminale.
Il dottor Mauro Bruno, veterinario di Sanità animale dell’Asl To3, ha focalizzato l’attenzione sull’importanza di monitorare le specie selvatiche per rilevare tempestivamente la presenza delle malattie trasmissibili all’uomo, mentre l’intervento del dottor Marco Voghera, veterinario dell’area di Igiene degli Alimenti di origine animale, si è concentrato sull’influenza del corretto prelievo dei campioni di tessuti sui cinghiali cacciati, ai fini di rilevare il parassita in fase diagnostica.
Una serata divulgativa durante la quale è stato chiarito come a fronte di un caso isolato di zoonosi parassitaria nell’animale possano verificarsi numerosi episodi di malattia nell’uomo: da qui la necessità della costante collaborazione e della sinergia tra i vari enti coinvolti.