La rianimazione dell’ospedale di Rivoli intitolata al dottor Davide Cordero

L’ultima telefonata ai suoi ex colleghi l’aveva fatta proprio nei primissimi giorni in cui stava scoppiando l’epidemia: aveva chiamato quello che per tanto tempo era stato il suo reparto, la Rianimazione di Rivoli, per mettere in guardia medici e infermieri su quale tempesta stava iniziando ad abbattersi all’interno degli ospedali italiani e che di lì a poco sarebbe arrivata anche in Piemonte.

Il dottor Davide Cordero è caduto così, la scorsa primavera, dopo aver contratto il Covid-19 mentre era in prima linea come tante altre volte, al Policlinico di Monza dove si trovava in servizio. A lui questa mattina è stato intitolato il reparto di Rianimazione dell’ospedale di Rivoli, con una piccola cerimonia cui hanno partecipato l’assessore alla Sanità della Regione Piemonte, il sindaco di Rivoli, il direttore generale dell’Asl To3 Flavio Boraso, medici e operatori dell’ospedale.

Un ricordo commosso, quello dei figli, della famiglia, delle tantepersone che hanno lavorato con lui e gli volevano bene, tanto da dedicare alla sua memoria un video particolarmente sentito. E una targa che ora campeggia all’ingresso del reparto: semplice e di roccia “perché era una roccia su cui appoggiarsi“, come i valori e l’etica del lavoro che portava avanti, hanno ricordato i suoi ex colleghi.

Anestesista e rianimatore, tra i fondatori del 118 in Piemonte e uno dei pionieri del servizio di elisoccorso, Davide Cordero è stato medico all’ospedale di Rivoli per quasi 20 anni, fino al 2010. Una persona appassionata, generosa, che aveva partecipato a numerose missioni umanitarie di soccorso all’estero, in Africa, in Iraq e in Afghanistan – per cui era stato anche insignito della Medaglia NATO – e che si era occupato a lungo di volontariato e cooperazione internazionale per Ong e Onlus. Era stato in Ruanda, aveva fondato la Ong Rainbow for Africa.

Il dottor Cordero è il simbolo dei tanti professionisti che nel corso della pandemia hanno sacrificato la propria vita per svolgere il proprio dovere, un “eroe” anche prima del Covid, così come lo sono i suoi colleghi medici e infermieri che generosamente ogni giorno si spendono per gli altri, ha sottolineato durante la cerimonia l’assessore alla Sanità della Regione Piemonte.

“Ricordiamo l’uomo – ha detto il Direttore generale dell’Asl To3 Flavio Boraso – e gli uomini che come lui hanno sacrificato la propria vita compiendo il proprio dovere. Abbiamo vissuto momenti difficili ma grazie a persone straordinarie abbiamo affrontato questo periodo: è la dimostrazione che solo con l’impegno sociale di tutti si vincono le battaglie”.