L’ARPA, Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente in collaborazione con le AASSLL del Piemonte ha effettuato nel biennio 2013-2104 un monitoraggio per verificare la presenza, in alcune aree prese come campione, ed in alcuni prodotti alimentari, di tracce di contaminazione da radionuclidi quali conseguenze dell’incidente di Chernobyl accaduto ben 27 anni orsono ( o di altre fonti) al fine di verificare se esistono oggi significativi rischi radiologici per la popolazione interessata.
Ciò anche a seguito di elevati livelli di contaminazione riscontrati negli scorsi anni in campioni di cinghiali prelevati in Val Sesia.
Nel caso specifico del latte è stato preso come campione il latte prodotto in alpeggio e sono stati individuati come campione nell’ambito dell’ASL TO3 gli 8 alpeggi della val Pellice. Gli altri alpeggi verificati in Piemonte ( 177 in tutto) erano dislocati in alta Valsesia, nelle valli Vigezzo e Formazza, dove si è sempre riscontrata una maggiore contaminazione come in tutto il nord Piemonte, in val di Ceresole , Orco e Soana ed in Val Maira nel Cuneese.
Veterinari e tecnici del Servizio Veterinario ( area C diretta dal Dr. Stefano Gatto) hanno quindi effettuato i campioni su latte crudo bovino prelevato negli 8 alpeggi citati.
In Val Pellice, il campionamento in oggetto è stato effettuato su alpeggi selezionati tra i più rappresentativi della valle, in modo da coprire il più possibile le dorsali montane che delimitano il territorio e precisamente: alpeggio caugis villar pellice;alpeggio giulian bobbio pellice;alpeggio bancet bobbio pellice;alpeggio partia da val loc. pra’ bobbio pellice;alpeggio partia da mount loc. pra’ bobbio pellice;alpeggio pis della rossa loc bobbio pellice;alpeggio la roussa bobbio pellice; alpeggio chiot d’la sella villar pellice.
L’esito delle analisi è risultato molto confortante anche a fronte di preoccupazioni che periodicamente si diffondono fra la popolazione in merito a eventuali contaminazioni da oltr’alpe (centrali nucleari francesi), visto che il referto stesso indica che “sono riportati i dati relativi a Cesio 134 e Cesio 137, gli unici radioisotopi ancora rilevabili in ambiente. I livelli di radioattività riscontrati nelle matrici analizzate negli alpeggi della val Pellice sono risultati non significativi dal punto di vista radiologico”.
Per il Cesio 134 si riscontrano infatti minime attività appena rilevabili; per il Cesio 137 la media dei valori si attesta su 2 Bequerel/Kg di latte con un valore massimo di 5,1 Bq/Kg, valore molto basso se si considera che per tali radionuclidi i livelli massimi ammissibili per i prodotti alimentari in caso di emergenze radiologiche sono i seguenti:
- alimenti per lattanti 400 Bq/Kg
- prodotti lattiero caseari 1000 Bq/kg
- altri alimenti 1250 Bq/Kg
- alimenti liquidi 1000 Bq/kg
I massimi livelli di Cesio 137 riscontrati (5,1 Bq/Kg) dalle analisi, effettuate dai laboratori dell’ARPA sui campioni prelevati in Val Pellice, sono quindi 200 volte inferiori alle soglie massime previste dalla normativa vigente. Di tali risultati sono appena stati informati gli operatori d’alpeggio ed i Sindaci dell’Alta Val Pellice quali autorità sanitaria locale.
Radioattività e controlli ARPA
La radioattività è da sempre presente in natura in tutte le sue componenti, aria, acqua e terreno così come nello stesso organismo umano. Oltre alla radioattività naturale ( es. radon) esiste una radioattività di origine artificiale dovuta a radionuclidi che sono stati creati a seguito di processi realizzati dall’uomo quali incidenti o reazioni nucleari indotte per esperimenti scientifici in laboratorio o per la produzione di energia nei reattori nucleari.
Una buona parte della radioattività artificiale presente in ambiente in Piemonte è ancora dovuta alle conseguenze dell’incidente di Chernobil e delle esplosioni nucleari in atmosfera degli anni ‘50. A tali eventi è infatti attribuibile la presenza in ambiente di radionuclidi artificiali quali il Cs137 e lo Sr90.
Tracce relativamente alte di Cesio 137 si riscontrano ancora oggi, sulle montagne a nord/nord- ovest del Piemonte, 27 anni dopo l’incidente di Chernobyl. Si tratta comunque – precisa l’Arpa (Agenzia Regionale per la protezione ambientale) – di situazioni sporadiche e di valori 500-1.000 volte al di sotto dei limiti di rischio per la salute umana.
In particolare, in alcuni campioni di latte vaccino di alpeggio i livelli di Cesio 137 possono ancora oggi raggiungere al massimo i 20-30 bequerel al chilo, e nel latte caprino si arriva fino a 90 becquerel ma, come si è detto, si tratta di dati enormemente inferiori ai limiti di rischio. C’è poi il caso dei cinghiali, nelle cui carni sono stati riscontrati valori superiori a 100 bequerel.