E’ terminata la prima fase di valutazione sullo stato di salute dei lavoratori del termovalorizzatore del Gerbido: con il Report n. 9, appena pubblicato sul sito del Programma SpoTT (Sorveglianza della salute della popolazione nei pressi del termovalorizzatore di Torino), vengono resi disponibili i risultati delle analisi in merito agli inquinanti organici riscontrati ( idrocarburi policiclici aromatici – IPA, policlorobifenili- PCB e diossine – PCDD/F).
Il monitoraggio sanitario sui lavoratori è stato ora effettuato dopo tre anni dal primo controllo che era avvenuto in fase di avvìo dell’impianto e dell’ assunzione dei lavoratori. Lo scopo del monitoraggio è quello di capire se, dopo tre anni di lavoro, gli addetti risultano contaminati da inquinanti presenti in fumi e polveri del termovalorizzatore. Come ulteriore supporto allo studio sono state condotte due campagne di monitoraggio ambientale indoor per definire l’esposizione a inquinanti all’interno dell’impianto.
Come già accaduto per i metalli (report SpoTT n. 7), anche le concentrazioni di idrocarburi rilevate nelle urine dei lavoratori dopo tre anni dall’entrata in funzione dell’impianto, sono tutte sotto i limiti di esposizione professionale. Ulteriore conferma arriva dalle rilevazioni ambientali in impianto che hanno livelli simili o inferiori rispetto agli anni precedenti e quindi non evidenziano la presenza di un’esposizione professionale.
Il campione è composto da 35 lavoratori, presenti fin dall’apertura del termovalorizzatore e che continuano a lavorare dentro l’impianto. Analizzando i risultati a tre anni dall’assunzione, si riscontra che i livelli metaboliti urinari degli idrocarburi sono stabili o tendenzialmente in diminuzione. Questi risultati sono attribuibili a componenti complesse di esposizione relative sia all’ambiente sia allo stile di vita.
Relativamente a diossine e policlorobifenili, per i quali non esistono limiti di esposizione occupazionale, i livelli nel sangue dei lavoratori campionati risultano comunque paragonabili o inferiori rispetto a quelli misurati all’avvio dell’impianto.
Contestualmente, preso atto che le mansioni potenzialmente più esposte alle sostanze pericolose erano state prevalentemente affidate a imprese con contratti in appalto, sono stati coinvolti anche ulteriori 26 lavoratori appartenenti a 4 imprese in appalto operanti continuativamente nelle aree potenzialmente più inquinate (avanfossa, area scorie, fossa rifiuti). I risultati per questi lavoratori, sono in linea con quelli riscontrati per i lavoratori del termovalorizzatore operanti sulle linee per tutti gli inquinanti organici analizzati.
La linea di biomonitoraggio sui lavoratori messa in atto dal programma SPoTT, dopo 4 anni di indagine, permette dunque di concludere che le variazioni nei livelli di inquinanti organici misurate nei lavoratori del termovalorizzatore di Torino, non siano causate in modo specifico dall’attività dell’inceneritore. Tali risultati sono coerenti con i pochi studi reperibili in letteratura internazionale.
Il report 9, redatto dal Servizio Sovrazonale di Epidemiologia dell’Asl TO3 in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità e ARPA Piemonte, è l’ultimo dei documenti che riportano in modo completo i risultati dei diversi inquinanti nei lavoratori nelle tre fasi del Programma SPoTT e precede di qualche mese l’uscita di quello che sarà il report conclusivo dedicato ai valori di inquinanti organici nei residenti.